San Domenico

San Domenico

L’attuale tempio di San Domenico e il monastero annesso risalgono alla metà del Quattrocento.

I Domenicani, però, erano presenti a Gaeta dal 1229: la prima chiesa e convento dedicati a S. Domenico di Guzmán (1170 ca. – 1221), fondatore dell’Ordine dei Frati Predicatori, furono costruiti nel corso del XIII secolo nell’area già occupata dal castello svevo, distrutto dalle truppe pontificie. Il complesso, costruito a ridosso della falesia sul mare, obliterò il monastero di S. Maria delle monache benedettine.

Nel convento fu avviato alla vita religiosa Tommaso De Vio (1484), poi cardinale e vescovo di Gaeta (1519-1534), nonché legato papale presso Lutero (1518).

Durante l’occupazione austriaca (1707) il complesso subì gravi danni. Sotto i Francesi (1809) venne soppresso il convento per trasformarlo in caserma, mentre la chiesa divenne deposito di viveri per i militari.

Anche il successivo Regno borbonico continuò ad utilizzare il complesso per scopi militari (1817).

La chiesa fu restaurata alla fine degli anni Venti del Novecento e fu temporaneamente dotata di opere d’arte provenienti dal Museo di Capodimonte. Fino alla fine degli anni Sessanta del Novecento fu officiata parrocchia.

L’imponente struttura è composta da due navate diseguali su disegno tardo gotico di architetti catalani trapiantati nel regno di Napoli dopo la conquista da parte di Alfonso V d’Aragona (1442). La facciata, ampia e spoglia, è caratterizzata dal portale monumentale del XIV secolo. Alla destra del portale vi è un’altra apertura: era l’originale passaggio tra chiesa e convento.

La chiesa è tuttora consacrata, mentre il convento è in totale abbandono. La chiesa e il convento sia affacciano su una piazzetta a lato della strada, che fino al 1853, anno dell’ampliamento di via Aragonese, era poco più di un vicolo; sulla destra si erge il campanile con eleganti bifore e portale

catalano decorato da stelle a otto punte, residuo del precedente convento del XIII secolo.

Oggi si può ammirare l’imponente struttura gotica con le altissime campate e le eleganti arcate quattrocentesche. Al centro dell’abside si erge l’altare maggiore, un semplice blocco di pietra realizzato nel 1928.

Nel convento dal 1622 aveva sede la Confraternita del SS. Rosario, che possedeva una ricchissima cappella nella chiesa. Nel 1806 la soppressione del convento ad opera del governo decennale francese, fece si che la Confraternita si trasferisse nella vicina chiesa di S. Tommaso, poi del SS. Rosario.

Sotto il presbiterio della chiesa e sotto la sacrestia sono presenti alcuni ambienti a mo’ di cripta utilizzata dal 1747 dalla Confraternita del SS. Rosario quale “Terra Santa” per la sepoltura dei propri adepti. Alla “Terra Santa” si accede si accede dall’esterno della chiesa lato mare.

Chiesa San Domenico Gaeta - chiese della Cattedrale

La Terra Santa di San Domenico anno 1747

La Confraternita del Ss. Rosario, eretta canonicamente il 4 settembre 1607, aveva il proprio oratorio nel convento di San Domenico, mentre nell’omonima chiesa avevano sede la cappella per le celebrazioni e le sepolture dei propri adepti.

Dalla “Platea della venerabile Confraternita…” (1761) si legge che nel 1747, previo consenso dei Domenicani e dopo deliberazione del pio sodalizio, venne edificata una nuova cappella funeraria sotto la sacrestia della chiesa. Il 22 ottobre 1747 il vescovo di Gaeta, Gennaro Carmignani (1738-1770), consacrò la Terra Santa.

Si accedeva alla struttura attraverso una scala dall’interno della chiesa passando nell’ambiente a destra della cappella. Ogni anno la Confraternita eleggeva due deputati per la Terra Santa, i quali dovevano sovraintendere al rispetto delle regole, aggiornare un registro dei morti e apporre le epigrafi sulle sepolture. Il SS. Rosario aveva i sacrestani che, tra gli altri compiti, dovevano occuparsi del seppellimento dei confratelli.

A seguito delle vicissitudini dell’assedio del 1806 e dell’occupazione francese, la chiesa, il convento e la Terra Santa furono requisiti diventando beni a uso del governo. Nel contempo, la Confraternita si trasferì nella vicina chiesa si San Tommaso Apostolo, dove tutt’ora risiede.

Dopo la soppressione, il passaggio dalla chiesa alla Terra Santa venne murato e la cappella venne isolata e quindi non venne ne demolita e ne depredata. Nel 1853 il priore della Confraternita avviò un’azione verso il re Ferdinando II per riacquisire la proprietà della Terra Santa in funzione delle enormi spese sostenute per la realizzazione del luogo di sepoltura. Il 21 ottobre 1853 il Genio scrive al priore restituendo la Terra Santa alla Confraternita. Nel giro di pochi giorni i confratelli si adoperarono per la costruzione della scala e il 2 novembre 1853 venne celebrata presso la cappella la festa dei morti. Negli anni successivi il luogo sacro venne sempre officiato e il 4 novembre 1920, previa approvazione diocesana, il priore della Congrega scrisse al Padre Generale dei Frati Minori a Roma per poter installare 14 stazioni della Via Crucis con relative indulgenze. Oggi di quelle formelle resta traccia in alcune crocette lignee presenti sui muri della cappella.

Purtroppo, dopo qualche anno, la Terra Santa e il giardino vennero utilizzati a vario titolo da privati, oltre a subire vilipendi ed espoliazioni. Negli ultimi tempi la struttura è stata inserita in un progetto di recupero che vede oggi un primo traguardo.

All’interno, tra gli oltre settanta teschi esposti, ne figurano alcuni con una lamina metallica a forma di croce applicata sulla parte frontale, probabilmente il segno distintivo degli ecclesiastici. Un’interessante novità relativa ai recenti lavori di pulizia dell’ambiente è la riscoperta di un’epigrafe del 1861 posta su una teca in legno da riferirsi con ogni probabilità ad una mummia di bambino oggi scomparsa.

disegno separatore blu Cattedrale Gaeta

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